Un dato che colpisce molto, e diffuso lo scorso anno dall’Istat, spiega che al 1° gennaio 2024 i centenari residenti in Italia erano 22.552. Al 1° gennaio 2014 erano 17.252, sono dunque cresciuti in un solo decennio di oltre il 30%. Un dato sorprendente.
La questione ci riguarda molto da vicino, perché il progresso scientifico ed il miglioramento della qualità della vita hanno fatto crescere di molto l’aspettativa di vita e questo ha delle ripercussioni anche sul mercato del lavoro. Se ne parla spesso soprattutto in merito all’età di accesso alle pensioni e alle regole per gestire le uscite dal mondo del lavoro, ma questi non sono gli unici aspetti da considerare.
Immaginiamo un individuo con un aspettativa di vita di 85 anni: decide ad esempio di formarsi e raggiunge la laurea, completando una specializzazione, a 25 anni. Poniamo venga assunto subito e che vada poi in pensione a 70 anni. Avrà lavorato per 45 anni, mentre per almeno 40 sarà rimasto fuori dal mercato del lavoro. Possiamo ragionevolmente credere che in un mercato del lavoro come quello attuale quello stesso professionista cambierà azienda più volte e con buona probabilità cambierà il suo modo di lavorare sotto la spinta del progresso tecnologico in più momenti del suo percorso, ma è anche possibile che cambi totalmente professione, poiché il suo lavoro nel frattempo potrebbe essere cambiato o scomparso così come era stato concepito e svolto fino a quel momento. L’evoluzione tecnologica fa invecchiare molto rapidamente le nostre competenze, perché il mercato del lavoro si trasforma di pari passo con le tecnologie.
Riassumendo quanto detto fin qui possiamo schematizzare alcune considerazioni:
- Alla crescita dell’aspettativa di vita aumenta la permanenza nel mondo del lavoro
- Le competenze invecchiano molto rapidamente poiché la tecnologia evolve ad alta velocità
- I percorsi professionali saranno sempre meno lineari
- Il fabbisogno di formazione cresce con lo sviluppo tecnologico in tutti i settori
Dunque è utopico pensare che gli individui svolgeranno lo stesso lavoro per tutta la vita? Forse sì. Questo ha un impatto sul nostro rapporto con lo sviluppo di carriera. Saper navigare il mercato è uno dei fattori che determinano il tipo e la qualità di percorso professionale che si ha in prospettiva. Bisogna inoltre essere consapevoli del fatto che la formazione continua è cruciale e saper scegliere razionalmente come formarsi fa la differenza. L’idea di rivolgersi a delle bacheche di annunci di lavoro virtuali, a dei siti di annunci e di ricerca di opportunità, potrebbe essere limitante. Occorre invece iniziare ad immaginare altri modi di vivere la vita professionale, fatti di sviluppo pianificato, tecnologia, pianificazione di carriera e formazione continua. Occorre considerare che le cosiddette carriere non lineari saranno sempre più la normalità, ma allo stesso tempo potrebbero rapidamente diventare un fenomeno “involontario” ossia effetto naturale di un mercato del lavoro in continua evoluzione ad un ritmo inedito.
Questo ha un impatto sulla selezione del personale, per ovvi motivi: è necessario sin da oggi leggere ogni curriculum con uno sguardo attento ai cambiamenti del mondo contemporaneo, vedere in ogni scelta l’influenza di fattori molteplici, soprattutto sul piano della struttura del mondo del lavoro, osservando ogni ingrediente di un percorso in modo consapevole: quanta formazione, quanti cambiamenti professionali, quanti spostamenti geografici, quanti settori, quante mansioni, costruiscono un profilo? In questo senso la capacità di adattarsi ed evolversi con lo scenario sono già un primo segnale di qualità professionale.
Come gestire attivamente queste prospettive, lavorando a nostro favore? Pianificare può essere una risposta, ma dobbiamo porci le domande giuste. Un professionista deve essere consapevole di alcuni fattori:
- Come evolverà il mio settore da qui a 5, 10 e 20 anni?
- Le mie competenze si sono evolute di pari passo con lo sviluppo tecnologico? La mia formazione è ancora valida?
- Quali obiettivi professionali voglio raggiungere nel medio e lungo termine? Ho gli elementi a disposizione per farlo?
- Il mio percorso professionale può permettermi un cambiamento radicale di direzione nel caso ne avessi la necessità o la volontà?
Entrare nell’ottica di una vera e propria pianificazione risponde all’esigenza di gestione delle prospettive. In questo senso la consulenza di carriera è una carta da giocare, poiché strutturare un percorso con l’aiuto di esperti può facilitare la pianificazione delle scelte professionali:
- Imparare a fissare degli obiettivi professionali realistici e raggiungibili in base al proprio potenziale
- Avere un bilancio chiaro delle proprie competenze
- Capire come raggiungere concretamente un obiettivo professionale
- Conoscere le organizzazioni ed il mercato del lavoro per imparare e muoversi in questo contesto
In conclusione, occorre ripensare al rapporto che c’è tra competenze, mercato del lavoro e opportunità, ed essere consapevoli del fatto che nel futuro non solo cambierà il nostro modo di lavorare sotto la spinta della tecnologia, ma cambierà soprattutto lo schema della nostra evoluzione professionale. A fine carriera saremo dei professionisti molto diversi rispetto a quando abbiamo mosso i primi passi nel mondo del lavoro, ma non per capacità o per livello di responsabilità, ma per i contenuti professionali che avranno fatto parte del nostro percorso, fatto di mansioni e aziende anche molto diverse tra loro e con periodi di permanenza all’interno delle organizzazioni molto differenti, in cui la formazione sarà la chiave evolutiva del percorso ed in cui con buona probabilità saremo guidati da sistemi altamente tecnologici in grado di influenzare le nostre scelte.